domenica 11 ottobre 2009

TEATRO DELLE NUVOLE - Intervista a Franca Fioravanti

Sono con Franca Fioravanti, attrice e regista del Teatro delle Nuvole di Genova, nonchè conduttrice di seminari teatrali alcuni dei quali ho partecipato in questi anni.
Franca ha elaborato nel suo lavoro di ricercatrice teatrale discipline diverse tra cui il mimo corporeo del caposcuola Etienne Decroux, studiato con Claire Heggen del Théatre du Mouvement di Parigi, materiali del Metodo Lee Strasberg Actor's a lei trasmessi da Susan Trasberg, ed ha sempre profondamente  rispettato il lavoro sulla tecnica vocale della suaprima insegnante di teatro, Lea Ansaldo.
Durante il suo percorso intrapreso come autodidatta ha incontrato il lavoro di Leo De Bernardinis nei laboratori del Dams di Bologna. Ha seguito il lavoro sull'attore e l'analisi del testo di Dominique De Fazio. Ha rivolto lo sguardo verso il movimento Fluxus e L'artista Meredith Monk.
Franca negli anni '80 vive e lavora a Roma per il teatro e per il cinema. Nel 1985 inizia la sua  collaborazione con il Teatro Corte dei Miracoli di Genova e la scuola Teatro Totale, per cui cura la drammaturgia di diversi  spettacoli e l'educazione al movimento scenico.
A Genova ha Lavorato con il  teatro alla Ricerca del P(h)anico e con l'amico Enzo Carioti ha fondato il Laboratorio Artisti Genovesi; continuerà a lavorare con Carioti fino alla prematura morte dell'artista.
Franca come hai incontrato Il Teatro nella tua vita?
Alla fine degli Anni '70 giunsero a Genova alcuni importanti poeti e gruppi teatrali. Alcuni di questi personaggi, furono portatori di sogni premonitori, di una ricerca di che avrebbe coinvolto sempre più profondamente la mia vita. Ricordo che colpirono la mia natura idealistica: d'altronde avevo circa vent'anni, e chi non sogna a vent'anni ?....
Importante e far sì che i sogni diventino poi realtà! Ricordo soprattutto alcuni messaggi della poetica del Living Theatre: "Se non vedete che la vita è semplicemente sacra diffido della  vostra concezione del mondo" ed ancora "noi non possiamo arrivare ad una società che si regge sull'amore  se non possiamo cambiare".
E poi Allen Ginsberg ed il suo "Urlo" suonato una in una piazza della periferia industriale della città.
Abbiamo ripreso "Urlo" nello spettacolo "I Fabbricatori di Sogni - Suono e Visione".
Lo spettacolo ha iniziato ad apparire in forma di suggestioni già nel 1992 e nel 1994 si è reso totalmente  visibile. Nel 1992 non si parlavà più di Ginsberg e della Beat Generation e Nemmeno il Living Teatre era ricordato.
Sull'onda di questi appuntamenti dati dalla vita, iniziai ad approfondire la mia incolmabile curiosità intellettuale. Solo più tardi  compresi  che la spinta propulsiva veniva dal bisogno primario di esprimere un mondo interiore che non trovava spazio nel quotidiano. Così mi imbarcai in questa magnifica avventura che ha nome "TEATRO", non sapendo assolutamente di che cosa significasse, fidandomi istintivamente del filo rosso che la passione teatrale intanto dipanava.
Da allora è il teatro a guidarmi nel mondo. Quando ho incontrato Marco Romei, autore di teatro, "colui che compone le parole che suono con il mio corpo", ho capito che non sarei più stata sola. Insieme a Marco biamo costruito il "Teatro delle Nuvole", una realtà artistica e culturale che ci ha visti lavorare fianco a fianco  per il piacere di esprimere ciò che sentivamo profondamente, trasformandolo in creazioni teatrali.
abbiamo usato prevalentemente spazi alternativi ai teatri tradzionali, perchè crediamo che proprio lì sia possibile incontrare la vita. Quella vita che difficilmente accede alle sale teatrali perché le sente distanti ... e non per ultimo costo del biglietto di ingresso agli spettacoli, nella maggior parte dei casi molto elevato.
Che cosa intendi per "Le parole del che suono col corpo?"
Fin dall'inizio è stato chiaro che cercavo un mezzo di espressione che mi permettesse di comunicare con il mondo. Questo mezzo è la mia voce. La mia ricerca ha approfondito le relazioni del corpo con la voce. Il corpo che io chiamo "corpo sonoro", viene da me inteso e usato come un musicista usa il suo strumento. con il "corpo sonoro" suono lo spazio in cui lavoro, creando spazi sonori e simultaneamente relazioni sonore con i miei compagni di scena, siano attori, musicisti, o l'artista visivo che proietta le immagini nei nostri spettacoli, e simultaneamente il pubblico, da me inteso come presenza partecipante alla costruzione dello spazio sonoro. Ecco perché dico "la parola che suono con  il corpo": utilizzo il corpo come cassa armonica, come uno strumento di cui conosco le corde, e con cui posso creare  sonorità "musicali", utilizzando le parole del testo.
Come collochi la tua ricerca espressiva in relazione alla realtà culturale?
Raramente mi capita di "udire" attori che realmente abbiano qualcosa da dire, ma del resto assisto ogni giorno  a vuote conversazioni. In un mondo sempre più dominato dall'informazione e dall'immagine la parola ha perso il suo potere espressivo e vocativo.
Le persone raramente esprimono loro linguaggio interiore. C'è un gran proliferare di parole, una crescita di nuovi vocaboli  che vengono utilizzati in abbondanza, ma queste parole spesso sono prive di un legame profondo con il singolo individuo ...  molto si parla, molto si dice, nulla si fa.

"Bisogna trovare le persone che sentano con  la mia stessa corda,
bisogna che le trovi.
che sentano con lo stesso orecchio, bisogna che le trovi.
che guardino nella stessa direzione. Bisogna trovare le persone.
Bisogna ascoltare il silenzio, Lo spazio del silenzio.
Bisogna ascoltare quello  che esiste prima del silenzio.
Bisogna trovare un nuovo linguaggio, un linguaggio del cuore ".

Queto brano poetico fa parte di una serie di spettacoli e performance che abbiamo creato dal titolo "... Sulla  Sostanza dell'Amore ...", una esplorazione  dell'amore e dei suoi  molteplici aspetti.
Nel mio lavoro espressivo ho approfondito la relazione col corpo, del/nel silenzio e ho iniziato poi ad utilizzare  il silenzio come elemento compositivo teatrale.
Nei seminari e performance cui tu hai Silvana hai preso parte sia a Borgio Verezzi che ad Andora, ho utilizzato materiali del silenzio.
Franca, vuoi parlarci della scuola laboratorio?
Il "Teatro delle Nuvole" è fin dalla sua nascita (1992) un laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione, e creazione teatrale. Questo è da sempre chiaro nel suo nome che corrisponde a ciò  che il teatro delle nuvole è. Molte persone che ormai da anni ci seguono inizialmente si stupivano della coerenza tra ciò che scriviamo e ciò che esprimiamo nei nostri lavori.
Questo segna la differenza tra chi ha qualcosa da dire  e  chi non ha nulla da dire e parla senza dire nulla.
Nel giugno '92 io e Marco abbiamo deciso di aprire la ricerca che già da anni perseguivamo a chi sarebbe giunto a noi. Così è nata la Scuola Laboratorio che si propone di trasmettere stimoli alla creatività delle persone attraverso la riscoperta del corpo, della voce, della immaginazione e della parola.
Il lavoro laboratoriale favorisce la comunicazione interpersonale, le persone che scelgono di lavorare  con noi  partecipano ad un processo creativo in divenire.
Dal '94 la Scuola Laboratorio è riconosciuta  dall'Assessorato alle Attività Culurali della Provincia di Genova, su delega della Regione Liguria.
                                                             S.C.
http://www.teatrodellenuvole.it/

info@teatrodellenuvole.it

GLI ULTIMI Spettacoli
dall'archivio fotografico del Teatro delle Nuvole

IL GIARDINO DI GIULIETTA - Parco Villa Pallavicini - Genova Pegli 2005
foto Mirko Credito

PAESAGGI DELL'ALTROVE - Teatro Comunale di S. Miniato, 2006 - foto Mirko Credito


PAESAGGIDELL'ALTROVE - Ambientato per la Notte dei Musei  alla  mostra NOSTALGIE al Museo di Arte Contemporaena Villa Croce di Genova, 2008
foto Alessandra Vinotto








NELLE STRADE,  FUTURISTI, TAMBURINI E POETI!, PIANTARE POESIA, VLADIMIR MAJAKOVSKJI.
Festival Internazionale della Poesia, Poesia della Notte - Genova 2009
foto Alessandra Vinotto

Genova Contro la Violenza Sulle Donne - Palazzo Ducale - 2009


AI GIORNI FUTURI - Notte della Poesia - Festival Internazionale della Poesia - Genova 2008
footo Alessandra Vinotto


BEAT, Rassegna Arte in Dialogo
Museo Arte Contemporanea Villa Croce di Genova 2008
foto Alessandra Vinotto


L'AMORE RIPRENDE A RONZARE
Notte della Poesia - Palazzo Bianco - Genova 2007
foto Alessandra Vinotto

 MARCO  ROMEI - Alla Presentazione della Collana Teatrale Ennepilibri Diretta da Marco Romei
Libreria Feltrinelli - Genova 2008
foto Alessandra Vinotto

MUTAMENI NEL TEMPO - Galleria GAM - Notte dei Musei - Genova 2009


L'ULTIMA ROSA - Dedicato a Tina Modotti -
Museo Arte Contemporanea di Villa Croce - Genova 2006
foto Mirko Credito

venerdì 9 ottobre 2009

Vittoria Gualco
artista visiva per il teatro delle nuvole


Perché lo sciame di farfalle imbianca ancora il mio tavolo di lavoro,
perché Isadora-Franca continua a salire le scale,
perché la voce di Marco risuona sempre nella penombra della camera a Villa Solaria,
perché dalla valigia escono buffi nasi da clown, piume, bolle di sapone.
I fratelli Marx, Kerouac, Brecht, Majakoskij, Tom Robbins,
tutti insieme, on the road,
a difendere dedizione, impegno, passione, consapevolezza,
giustizia, risveglio, amore per l'arte.


pubblicato ne "Il Cielo Interiore" pag. 54

Questo affascinante  libro è la summa di tutti gli anni di lavoro e ricerca di Franca Fioravanti e Marco Romei - inoltre racchiude con estrema raffinatezza  le testimonianze di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di incontrarli condividendo la bellezza e sublimità della loro arte.

IL CIELO INTERIORE - L'esperienza del Teatro delle Nuvole ed.TITIVILLUS

martedì 6 ottobre 2009

Sulla sostanza dell'amore

La pietra è calda e rosa, tinta dal tramonto. La sento quasi liquida, in essa mi immergo. Rientro nella pancia della balena ovvero, ritorno alle origini: un viaggio a ritroso nel tempo. Veicolo virtuale la magia che emana la chiesa romanica dei SS. Giovanni e Filippo, aperta al pubblico per il V Festival  Internazionale tra la Danza e il Teatro ad Andora Castello.
Per i più raffinati pesenza luminosa e illuminante il "Teatro delle Nuvole" in cartellone con il seminario "La voce poesia della scena" e con lo spettacolo "Sulla sostanza dell'Amore" con Franca Fioravanti e la drammaturgia di Marco Romei.
Il seminario, e ne parlo in prima persona, consente di percorrere canali personali e non, quasi sempre inesplorati. Sulla base di un testo poetico, la Fioravanti conduce il "viaggio" attraverso meccanismi ora tecnici ora ludici, creando secondo le attitudini e le disponibilità dei partecipanti  sino all'action finale che concluderà il seminario stesso.
Per motivi di costruzione lessicale ho segnato il "punto", in realtà (ne sono convinta) in ciascuno di noi nell'apparente tutto finito qualcosa è iniziato lasciando un punto sospeso come una domanda in attesa di una chiarificazione. Come pure lo spettacolo "Sulla sostanza dell'amore" riemergerà nella nostra coscienza   cosciente di aver intrapreso  una strada che connduce ad una meta sublime.
L'amore, un tema caro alla Fioravanti, che sempre sull'altalena dei dubbi, rincorre risposte chiarificatrici, prendendo a prestito sentimenti, intelligenza, sensibilità e creatività di poeti del calibro di Pessoa, Donne, Majakovskij, Merini, Guidacci come pure brani tratti da Shakespeare e da un discorso del Dalai Lama, trasmette tutta la carica erotica e passionale di un talento calibrato con sottile maestria e grande pofessionalità.
Protagonista la poesia, il viaggio inizia in un'atmosfera di misticismo arcaico. I colonnati di pietra lungo la navata della chiesa, la volta a cuspide, l'abside acceso come un firmamento.
Il monologo di Shen Te da "L'anima buona di Sezuan"di Bertold Brecht introduce al cuore dell'evento. Un evento che come scrive Tania del Sordo nella presentazione dello spettacolo "in tempi in cui l'esercizio poetico - e la parola - sembrano aver perduto il lorro carattere evocativo, e più drammaticamente, il nesso significante-significato ci "illumina" sull'uomo, nel suo essere Mondo e "nel" mondo".
E' bella la Fioravanti nel lungo abito con strascico, di raso bianco come l'amore che tutto purifica, con un grande fiocco rosso, il rosso della passione "alimento" dell'amore.
La voce calda e sensuale di Franca accompagnata dall'altrettanto voce calda e sensuale di Billy Holiday, la musica di David Byrne, la cascata  di stelle proiettate sulla volta della cupola, sulla parete di fondo, sul bianco vestito, la forza delle parole, un mix coinvolgente e appassionante.
Fascino e gusto sicuro nella belle immagini create ad arte da Adrano Rimassa con la collaborazione di Ettore Petrolini (discendente diretto proprio di quel Petrolini).
Concludo riportando ancora le parole di Tania del Sordo: "chi meglio di Franca e Marco possono parlare di un sentimento che è alla base del nostro essere quì, ora?.... Il corpo, la voce, lo spazio ed il pubblico ... la performance, come la vita, è anche volontà di mettersi in gioco, di combattere.... nel rispetto dellaltro da sè."
                                                                           silvana copperi



DAL MIO ALBUM PERSONALE
Alassio - "I VOLTI DI GIULIETTA" all'interno della manifestazione "SHAKESPEARE ON THE BEACH" - luglio 2000









"LE ALI DI GIULETTA"
Alassio - luglio 2001












"IL CIELO INTERIORE" Parco Villa Pallavicini - Genova Pegli















lunedì 5 ottobre 2009

Incontro con Il "Teatro delle Nuvole" - Marco Romei, attore e autore teatrale.

Sono quì a casa di Franca Fioravanti e Marco Romei. Ho avuto il piacere di conoscerli e incontrarli l'estate scorsa,   nella bellissima piazza di S. Pietro a Borgio Verezzi, partecipando al seminario "Giocando con il teatro". Conservo di quel lavoro un ricordo emozionante e toccante nello stesso tempo nonchè di divertimento. Marco e Franca sono due persone squisite e ambedue hanno fondato insieme il "Teatro delle Nuvole".
Vuoi parlarcene Marco?
Il "Teatro delle Nuvole è nato qualche anno fa, per volontà mia e di Franca insieme all'artista visivo Adriano Rimassa, ed è nato proprio come nostro spazio di libertà, dall'esigenza di volerci esprimere fuori da tutti i meccanismi commerciali, e/o del teatro tradizionale, dove l'aspetto creativo e della ricerca interiore, è per così dire accantonato per privilegiare aspetti che a noi poco interessano. 
Tutti e tre quindi, avevamo bisogno di creare un nostro spazio interiore per esprimere quello che sentivamo di poter fare dal profondo, dall'interno.
"Teatro delle Nuvole " (immagine magica)  perchè, e che cosa significa?
Diciamo che è basilare la motivazione per cui una persona sceglie di fare una cosa, in tutti gli ambiti umani. I linguaggi divengono i canali di espressione. Il "Teatro delle Nuvole" .... per noi le nuvole sono simbolo di fantasia, di continua trasformazione e d'immaginazione. A noi interessava unire i vari linguaggi: la musica, le arti visive, la parola. Sintetizzare un insieme in cui si creasse, non dico un nuovo linguaggio, ma un nostro linguaggio. Un linguaggio vero, che ci appartenesse pofondamente. Non so, a livello di pratica e di tecnica ci sono tante cose di cui parlare, abbiamo parlato dello spazio prima, e noi, non avendo una sede teatrale nostra, adattiamo i nostri lavori negli spazi in cui operiamo, quali le piazze, le ville, le gallerie d'arte, i parchi, e diventa interessante adattare queste azioni teatrali alle varie situazioni ambientali.
Nel seminario al quale io ho partecipato, si è lavorato su di un testo poetico. L'ispirazione è stata dettata dalla poesia o è stata la poesia stessa il punto di arrivo, il risultato di una creazione a tavolino?
Una delle caratteristiche dell'inizio di un lavoro, consiste nel fatto che sappiamo cosa vogliamo fare, cosa vogliamo esprimere. Succede però, che capiamo pefettamente a posteriori  il perchè, o quali sono stati i meccanismi che hanno legato le cose assieme. 
In questo caso avevamo scelto poesie d'amore di Nazim Hikmet. Però abbiamo  lavorato molto su di noi, su come creare delle immagini con i nostri movimenti, con le nostre caratteristiche, per poi adattarle a quella piazza in cui si sarebbe svolta l'azione. Direi che è stata una confluenza di tre o quattro elementi armoniosi fra loro, tant'è che non ce n'è stato nessuno predominante. E' un qualcosa che varia, che si trasforma. Una delle regole è che non ci sono regole. IL metodo come diceva Leo De Bernardinis, che è uno dei nostri maestri, è il non metodo. Il che non vuol dire non avere metodo, ma avere varie tecniche, vari modi, varie possibilità e usar quel che serve in quel momento  per quel lavoro, per quel linguaggio che stai usando in quel preciso frangente. Più tecniche si conoscono e più si ha libertà espressiva se no si rimane ingabbiati dalle tecniche. Più metodi si possono usare più si è liberi di sbizzarrirsi. La libertà espressiva nasce comunque da una maggiore conoscenza delle cose.
Non esiste un solo metodo, una sola regola, un solo modo di fare montaggio teatrale, ce ne sono tanti, più se ne conoscono più si diventa liberi di utilizzarne. E questa secondo noi è la libertà espressiva.
Tu sei uno scrittore teatrale, cosa vuol dire scrivere per il tuo tipo di teatro?
Come scrittore ritengo di aver avuto due momenti: il primo quando scrivevo delle commedie di stampo tradizionale ..... mi è servito comunque molto ....
Quindi sei partito da lì ....
Assolutamente sì. Dialoghi, personaggi di stampo tradizionale, situazioni. E' una cosa bellissima, che a me piace e che continuo a fare. Con una commedia assolutamente tradizionale, tra l'altro comica, ho vinto il premio "Fondi", che è un grosso premio. Poi ho lavorato con Pino Quartullo e altri. Ho tradotto Neil Simon, quindi ho proprio lavorato nella commedia tradizionale. C'è stato un momento successivo, in cui ho sentito il bisogno di approfondire innanzi tutto il fatto di non separare il momento della scrittura dal momento della creazione teatrale, quindi di unirlo. Da qui in poi il "Teatro delle Nuvole".
In seguito ho approfondito lo studio dei grandi classici, la poesia, i monologhi. Di conseguenza la mia evoluzione è stata di legare la scrittura alla creazione teatrale e quindi all'improvvisazione, a lavorare in collaborazione con gli altri, a usare anche testi di grandi autori non necessariamente teatrali, partendo anche da spunti extradrammaturgici quali letteratura, poesia, cinema. Qualsiasi cosa.
Tra i vari spettacoli che avete ideato, quali "Un cielo interiore", "Studi" e altri, vorrei che mi parlassi di "Mutamenti nel tempo" che è liberamente tratto dall'opera di Majakovskij.
Nel lavoro su Majakosvskij abbiamo reso teatrale e parlata la sua poesia e i suoi poemi; non ho utilizzato nessun brano di prosa, nemmeno testi teatrali.
Noi eravamo clown e così era il nostro modo di parlare. Abbiamo adattato questo tipo di linguaggio cercando di renderlo fuido e fruibile come se fosse una lingua. Ad un certo punto mi sono reso conto, senza nulla togliere alla scrittura tradizionale, che la necessità mia (nostra), era di arrivare ad una scrittura totale. Quindi doveva comprendere oltre la scrittura della scena, i vari elementi che univano la parola, la poesia, la prosa e il cinema. Qualsiasi di questi elementi legati insieme alla scrittura del corpo, delle luci, della musica e dell'improvvisazione degli attori. Questo intendo per lavoro di scrittura globale, totale, che è anche più vivo. Un corpo unico con la scena, con la polvere del palcoscenico, con i compagni con cui lavori. Insomma è molto più creativo e interessante che ricevere una richiesta di lavoro su commissione di questo o quel soggetto, e alla fine quando hai consegnato il lavoro non sai mai cosa succeda.
Negli ultimi anni ho approfondito anche il lavoro dell'attore.
Per quale motivo?
E' necessario per chi scrive teatro essere attore e regista. Se non si conosce dall'interno il linguaggio della scena diventa difficile, si finisce per rimanere sempre e solo dei letterati, dei giornalisti che hanno l'illusione di essere degli autori teatrali, ma in realtà non lo sono affatto. i grandi, da Molière a Shakespeare e altri, erano tutti attori e registi.  In questo senso, anche se facciamo ricerca e sperimentazione, siamo forse più legati alla tradizione di tanti altri, in quanto usiamo molto l'improvvisazione. 
Una delle poche tradizioni italiane è la Commedia dell'Arte, quindi la commedia dell'improvviso. Magari noi non usiamo dei personaggi fissi comme nella Commedia dell'Arte, ma l'improvvisazione e la libertà di partire da canovacci che vengono modificati durante le prove, durante gli spettacoli, ha comunque l'intento di legare con quella che è una delle poche tradizioni teatrali che abbiamo. Con questo voglio dire che alla fine non rifiutiamo assolutamente la tradizione, bensì rifiutiamo un tipo di teatro non vero. 

 L'intervista è stata pubblicata su
Corrente Alternata N° 3/97 - anno iv                                    

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dal cielo inteioreELO INTERIORE"

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