mercoledì 14 dicembre 2011

INTERVISTA DI FULVIO CASTELLANI A CARLA CIRILLO

Carla Cirillo "Tento di accettare il rischio della verità poetica che riesco a raggiungere".

Premessa: Carla Cirillo cronometra alla grande le sue domande, le sue incursioni alla quotidianità, il suo scavare costante nel proprio io per estrapolarne certezze, proiezioni di luce, iridiscenze scritturali, gioiose e sofferte matasse culturali dagli intrecci che si trasformano via via ma che hanno, sempre e comunque, un respiro unitario, personalizzante.Questo si riscontra sia nella poesia che nella narrativa: nell'un caso e nell'altro fuoriesce una pulizia espressiva di prim'ordine che fa il pari con il battito rapido e suadente dell'attesa, della coerenza e di un sentire vivace ogni pulsione del cuore raccolta a cavallo tra l'essere e l'alfabeto policromo della realtà. Basterebbe rileggere la motivazione con cui la giuria del Concorso Nazionale Letterario "Garcia Lorca" del 2009 che le ha assegnato il primo premio ex-aequo per il libro di poesia "Le nuvole non sono bianche" (Ed. Campanotto, 2009), per renderci conto della valenza della sua parola poetica: "Questa raccolta  si potrebbe fantasticamente definire una galleria d'arte, una mostra itinerante, un'antologia artistica, letteraria e di cultura generale". Come a dire che Carla Cirillo ha colpito nuovamente nel segno, come in precedenza aveva fatto con il libro di racconti "Le mitomani favolose" (Ed. Guida, 2006) e con la silloge poetica "Foco all'arma" (Ed. Campanotto, 2008).
Dal suo esordio ufficiale, avvenuto nel 2006, Carla Cirillo non ha fatto altro che allungare il passo, dando spessore e ulteriore consistenza al suo trasbordare immagini, pensieri, scoperte, miti, silenzi e, al tempo stesso impreziosendo la cifra scritturale con forza e grazia. Se è importante che nuove fasce di lettori (soprattutto giovani) si avvicinino alla poesia, è altrettanto importante che la poesia si renda fruibile, elegante ed esca dalla sua torre d'avorio.  Carla Cirillo ha inteso questo invito e lo sta facendo senza spazio e pause dispersive, e seguendo i movimenti di un'ispirazione che ci sembra di poter dire scintillante.
D. - Come si è avvicinata alla poesia e cosa chiede esattamente alla poesia, alla parola poetica? R. - "Devo confessarlo: ho letto molti libri". E' una frase di un racconto - La follia del giorno - di Maurice Blanchot che sintetizza esattamente il mio approdo alla poesia, avvenuto dopo lunghe letture appassionate di diversi poeti e "letture d'ogni genere, non solo di poesie", come suggerisce Eugenio Montale. Non chiedo niente alla poesia, intendo a quella che io tento di scrivere. Mi predispongo di essere fedele a ciò che provo e, come suggerisce Emily Dickinson in una sua poesia, a non lasciare che la mano "my baffled fingers," (le mie dita connfuse) esiti nel trascrivere precisamente il pensiero, nel senso che tento di accettare pienamente il rischio della verità poetica che riesco a raggiungere.
D. - Chi tra i poeti, che ha avuto modo di leggere e di studiare, l'ha coinvolta maggiormente ed a cui crede di dovere qualcosa?
R. - In realtà a quasi tutti quelli che ho letto. Nomino qui solo quelli che sono costantemente presenti nelle mie letture e riletture: Josef Brodskij, Eugenio Montale e Amelia Rosselli, Gabriele D'Annunzio, Salvatore Quasimodo, Rainer Maria Rilke, Paul Celan, Charles Baudelaire, Mario De Andrade, T.S. Eliot, Philip Larkin e i poeti surrealisti francesi.
D. - Fin dal suo primo libro "Le mitomani favolose", lei ha conosciuto un successo incondizionato al "Carver" al "Circe" al "città di Salò" ... Ma sono davvero importanti i riconoscimenti per entrare a far parte a pieno titolo del circuito letterario che conta? R. - Se elenca i premi dei miei libri può dedurre una certa coerenza, nel senso che io mi affido alla giuria che dichiara nella nominazione di un premio una predilizione stilistica e tematica dedicando a un autore un concorso. Quindi scelgo di partecipare ai concorsi intitolati a Carlo Cassola, a Raymond Carver, a Emily Dickinson, a Federico Garcia Lorca, poiché credo che i premi, certo quelli dove conta solo ciò che è scritto, sono necessari per confermare una "linea di condotta poetica" e la propria idea di poesia.
D. - L'aver vinto il premio al "Garcia Lorca di Torino" nel 2009 con la raccolta di poesie "Le nuvole non sono bianche" cosa ha significato per lei? Si è convinta di essere sulla strada giusta oppure tale risultato ha confermato quanto già gli addetti ai lavori avevano evidenziato nei loro interventi critici?
R. - l premio "Garcia Lorca" è stato per me una enorme gioia e un impegno. Quando si viene premiati in nome di uno scrittore così profondo, autore lirico e drammatico di favolosa intensità, si è come rinsaldati, confermati in un cammino difficoltoso, incerto, che non dà molte garanzie di continuità, intendo il percorso poetico personale.
D. - Chi, a tale riguardo, ha colto maggiormente nel segno, ovvero chi è entrato più a fondo nel suo io creativo?
R. - La motivazione del premio "Carlo Cassola" ha sottolineato una affinità tematica con Lorca e una originalità di certe mie immagini poetiche. Il premio Garcia Lorca mi ha gratificato soprattutto riconoscendo nel mio libro un canzoniere e sottolineando la mia grande attenzione ai dati della realtà. Un canzoniere è un'opera piuttosto inconsueta ai nostri giorni, ma non c'è stata in me nessuna intenzionalità ideativa e strutturale. Ho semplicemente assecondato ciò che provavo per un uomo, il signor C.L. e l'ho scritto.
D. - Cosa significano per lei l'amore, il dialogo con gli altri, la solidarietà, lo stare assieme, la capacità di ascoltarsi?
R. - Come ci ricordano tutti i grandi poeti - che, suggerisco, vanno letti e ascoltati nelle loro notazioni critiche - non abbiamo che pochi momenti di esistenza piena e pochi grandi temi da narrare: vita, amore, desiderio, idea della morte, gioia e sofferenza. Ciò che conta è il modo in cui li narriamo e li rinarriamo, l'angolo da cui osserviamo il mondo. Che può essere il più remoto, può essere il centro della scena, ma deve essere il nostro. Chi scrive versi - sta agli altri dire se è un poeta o un versificatore - chiede comunque accoglienza dal proprio luogo di elezione. Se scrive e ordina ciò che ha scritto su un foglio, è perché cerca qualcuno che lo legga e faccia un segno di assenso, magari anche di diniego, ma che comprenda, che abbia un moto di con-passione, non di compassione, intendo. Perché la poesia esprime il poeta e molti altri: "Che cos'è un poeta che tocca gli altri? E' un poeta che esprime anche gli altri", ricorda Amelia Rosselli. Solo che il poeta deve a sua volta essere "toccato".  Se è vero, come suggerisce Lorca che "Il poeta dice la verità" e "L'amore dorme nel petto del poeta" - titoli di due dei "Sonetti dell'amore oscuro" - qualcuno, qualcosa muove il poeta a parlare e risveglia il suo amore o la sua passione nel petto (desiderio amoroso o anche per un paesaggio, ad esempio). La poesia è, per me, anche interazione, per questo ciò che scrivo è caratterizzato da una forte interstualità.
D. - Per concludere, ha qualcosa di nuovo in cantiere o che si prefigge di realizzare magari rinnovando o modificando il suo confrontarsi con gli altri, con la realtà che la coinvolge, con quelle nuvole che "non sono bianche"?
R. - Ho alcuni progetti (il suo blog è www.carlacirillo.it - l'indirizzo email è iocarla@tiscali.it) ma anche alcune difficoltà pratiche a realizzarli. Se in effetti molte persone scrivono poesie, pochissime di loro comprano libri di poesia. Si va al cinema, al ristorante, ai concerti, ma non si compra un economico libro di poesia. Credo che le persone diventino sempre meno umili, nel senso che in realtà scrivono senza avere conoscenza del mezzo e della storia della poesia. Molti scrittori non sono lettori. C'è in tanti un'ansia di scrivere giustificata solo dall'espressione pedissequa dei sentimenti, ma, avverte Montale: "Il poeta non deve soltanto effondere il proprio sentimento, ma deve altresì lavorare una sua materia, verbale". In breve, si dovrebbe riconoscere che la poesia è anche un lavoro sul linguaggio e non un hobby. Che richiede dedizione e conoscenza. Perché se c'è la democrazia del mezzo artistico - penna e carta o computer - c'è gerarchia del risutato. Sembra una sottolineatura superflua, ma tutti credono di potere utilizzare il linguaggio al meglio, se non conoscono chi ha saputo veramente farlo. Mi piace ricordare un'espressione di Gianfranco Contini a proposito di Montale. Il critico dice del poeta che "fa tremare il linguaggio". Questo commento è potente, emozionante. Ci sono così livelli di apprezzamento diversi, ma credo che molti riconoscano la poesia, per la profondità e maestria, per una specie di senso innato a un ritmo ammaliante dell'esistenza. Si dovrebbe leggere e preservare la poesia soprattutto perché può far qualcosa di speciale per noi, come ha detto il poeta statunitense John Ashbery, ovvero "Esiste la possibilità che la poesia migliori la nostra vita". Questo non significa che la rende più felice o meno dura, ma che rivela in modo elettivo verità umane. In modo diverso, a ognuno di noi.
                                                                                             Fulvio Castellani
L'ntervista è stata pubblicata sulla rivista "Corrente Alternata" n. 67 anno 2011
per visitare il blog di Carla Cirillo: www.carlacirillo.it

CONCORSO NAZIONALE LETTERARIO GARCIA LORCA XX ED. 2009/2010

1° Premio Ex Aequo - Carla Cirillo
"Le nuvole non sono bianche" Campanotto editore

Jan Vermeer: "Griet, guarda le nuvole... di che colore sono?".
Griet: "Bianco... No, non bianco. Giallo, blu e grigio,
sono i colori della nuvole.".
Jan Vermeer: "Adesso capisci."

dal film "La ragazza con l'orecchino di perla"

Venni a sapere di me vedendoti.
seppi, guardandoti, finalmente chi ero.
sicura proprio della tua immagine
ritta al centro della stanza-voliera.
il mondo allora fu la tua trasparenza
disgelata sostanza.
in tasca i semi della materia profonda.
saremo sempre un poco fuori di noi
accanto, vicini, contigui. assiomatici.
la realtà potrà evaporare.
che evapori.
cercheremo o perderemo qualcosa, è lo stesso.
un numero. una sedia. le labbra.
l'apertura della gabbia.
guardale. toccale. falle esistere.

MOTIVAZIONE

Questa raccolta si potrebbe fantasticamente definire una galleria d’arte, una mostra itinerante, un’antologia artistica, letteraria e di cultura generale.
E’ un film, una strada, una situazione, una spiegazione scientifica e altre cose ancora tradotte in parole nuove, sempre in movimento, come la nuvole che passano e si trasformano. Sempre uguali e sempre diverse.
“Le nuvole non sono bianche” è il titolo della raccolta e anche quanto sostiene Jan Vermeer, pittore olandese, dialogando con la sua domestica Griet nel film “La ragazza con l’orecchino di perla”.
“sono gialle, blu, grigie”. Anche le poesie di Carla Cirillo non hanno un solo colore come le nuvole e come le nuvole si trasformano: sempre uguali, per la coerenza del discorso e sempre diverse per la scintilla ispiratrice che le animano.
Citando un verso dalle rime di Guittone D’Arezzo “Or parrà s’eo saverò cantare” pare che anche la poetessa ponga a sé stessa la medesima domanda.
Noi crediamo che questa raccolta, canzoniere di poesie, sia la risposta positiva a questa implicita domanda.

LA GIURIA - SILVANA COPPERI, ANGELA DONNA, LUIGI TRIBAUDINO